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Altro che “TeleMeloni”: la mostra su Gentile relegata ai margini del Tg1 
di Ninni Raimondi
 
Altro che “TeleMeloni”: la mostra su Gentile relegata ai margini del Tg1 
 
Le sciocchezze sulla fantomatica TeleMeloni, per non parlare delle fandonie sulla “occupazione militare della Rai”, lasciano il tempo che trovano. E lo abbiamo visto in modo chiaro l’altro ieri, giorno di inaugurazione della mostra su Giovanni Gentile, la quale, aperta in occasione dell’ottantesimo anniversario dalla morte, sarà visitabile fino al 17 di luglio prossimo. Una cosa così importante, dedicata a un personaggio storico di questo livello, infatti, non ha certamente ricevuto i massimi onori dalla Tv pubblica. Quella che per la sinistra è occupata dalla destra, per intenderci. 
 
TeleMeloni un piffero, Gentile relegato in coda 
La famigerata TeleMeloni in Rai relega Giovanni Gentile in fondo al Tg1, nell’edizione delle 13:30 del 15 aprile. Uno spazietto di due minuti scarsi su una trasmissione durata, come di consueto, circa mezz’ora. Non c’è che dire, bella colonizzazione. Bella controegemonia. Fatta di richieste di ingresso, di “scusi, posso entrare?”, riferito ovviamente alla testata giornalistica nazionale e televisiva. Dietro tutto: la politica di primo piano (e quello, volendo, ci può stare), la cronaca e perfino lo sport. Lì direi che proprio non ci siamo. La mostra su Gentile è un gioello: meriterebbe ben altro trattamento. 
 
Sinistra cialtrona e piagnona, destra immobile 
Siamo alle solite, perché il riassunto è sempre lo stesso: la sinistra che continua a spadroneggiare ovunque a livello culturale continua a fare la vittima (un atteggiamento generale in verità, non riguardante solo l’aspetto culturale, basti pensare al piagnisteo dopo la partenza dell’inchiesta sul Comune di Bari). La destra, d’altro canto, resta immobile, come sempre. Qualche squillo di tromba – come quello sulla mostra di Gentile indubbiamente è – ma sostanziale paralisi.  
 
Per una contro-egemonia che non esiste. Chiaro che chi considera le distinzioni superate, allora, abbia pienamente ragione. Perché il verbo dominante è sempre quello. Ma se viene accettato supinamente da tutti allora anche le ragioni del distinguo tra dominatori e dominati cessa di avere senso.
17 Aprile 2024