Fondato e diretto, nel 2003, da Ninni Raimondi 
      
Perché la nuova Giulietta nera è la prova che il sedicente antirazzismo è alla frutta 
di Ninni Raimondi
 
Perché la nuova Giulietta nera è la prova che il sedicente antirazzismo è alla frutta 
 
La follia woke non risparmia neanche una delle più famose e popolari tragedie del mondo come Romeo e Giulietta, ormai la solita vuota retorica antirazzista non sa più che pesci pigliare. La nuova versione teatrale dell’immortale opera, composta verso la fine del XVI secolo da William Shakespeare, andrà in scena da giovedì 23 maggio al Duke of York’s Theatre del West End di Londra, a Westminster, sotto la regia di Jamie Lloyd. I due attori protagonisti saranno la stella del cinema Tom Holland nei panni di Romeo e la giovane attrice di origine africana Francesca Amewudah-Rivers in quelli di Giulietta. 
 
Una Giulietta nera nell’Italia del Cinquecento 
La scelta del cast teatrale da parte del regista ha trovato subito diverse perplessità tra il pubblico che, escludendo i fanatici del politicamente corretto e dell’inclusione forzata di diversità etniche o sessuali tra gli attori, si chiede in che modo una “Giulietta nera” possa tenere fede ad una tragedia ambientata nella Verona e Mantova del Cinquecento dilaniate dalle lotte intestine tra famiglie nobili italiane.  
L’alzata di scudi da parte della schiera di sigle e organizzazioni antirazziste ha tacciato ogni perplessità come spudorato e inaccettabile razzismo verso quello che, solamente ai loro occhi, non è altro che il naturale percorso del progresso civile. 
 
La retorica woke è alla frutta 
Ciò che emerge chiaramente da questo ennesimo delirio è come l’antirazzismo e tutta quella sintesi dialettica che poggia sul concetto di “oppressione” e “minoranza” (alcune delle categorie fondamentali della miriade di studi derivati dalla teoria woke) sia ormai ridotta al lumicino.  
L’ assurda costrizione di far interpretare ad un’attrice appartenente a questa fantomatica “classe” oppressa il ruolo di co-protagonista in uno sceneggiato di questo tipo sottolinea la disperazione della retorica antirazzista. Un dogma che ormai mostra pubblicamente le proprie contraddizioni e che non trova più il favore né del grande pubblico né delle principali produzioni di settore.
3 Aprile 2024